BIOGRAFIA

8.8.15

NUCLEARE: BOCCIATA LA SOGIN



di Gianni Lannes




Dal 1999 gestisce allegramente l’uscita del nucleare civile dall’Italia, e si accinge a tenere addirittura il controllo del cosiddetto “deposito unico” di scorie radioattive. L’ultima relazione della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, però, segnala confusione e notevoli ritardi nella gestione.

Sotto accusa, appunto la Sogin, la società che cura lo smantellamento degli impianti. Per l'allungamento dei tempi e l'aumento dei costi dell'operazione. Ma anche il caos che ha impedito il decollo delI'Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione che dovrebbe vigilare sulla realizzazione del deposito nazionale delle scorie. Ecco il documento dell'organismo parlamentare che indaga sulle ecomafie.

«La Sogin mostri una maggiore compattezza e migliori le capacità complessive di gestione dei progetti dei quali è responsabile, anche in vista di quello, non semplice, della realizzazione del deposito nazionale, appena avviato». L’allarme arriva dalla commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Alessandro Bratti, che il 6 agosto ha ultimato la bozza della prima relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Il documento verrà presentato in Parlamento dopo la pausa estiva, ma ecco l’anteprima per prenderne cognizione diretta.
Nel testo si critica anche la gestione dell’autorità di regolamentazione e controllo ritenendo «non più procrastinabile la chiusura del transitorio aperto nel 2009». Da sei anni, infatti, le funzione di garante vengono svolte, in via transitoria, dall’Ispra che ad oggi conta solo su 35 tecnici. I provvedimenti legislativi che si sono succeduti dal 2009 hanno sì tutti confermato l’attribuzione di funzioni regolatorie e di controllo, ma sempre e solo a titolo provvisorio. Secondo la Commissione, questi provvedimenti «hanno inevitabilmente finito col delegittimare, nella sostanza, l’Ispra rispetto a quelle funzioni, tanto che taluni ritengono inopportuno, se non improprio, che il procedimento per la localizzazione del deposito nazionale prosegua quando le funzioni regolatorie sono ancora svolte da un supplente».  

Indipendenza e autorevolezza che il nuovo soggetto deputato, l’Isin, non ha assicurato fino ad ora. L’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, istituito dal Decreto legislativo 45/2014, è «tuttora inesistente per la mancata nomina dei suoi organi». La designazione per l’incarico di direttore, fatta nel novembre 2014, non è mai stata perfezionata sia «per le forti riserve che la designazione aveva da più parti suscitato riguardo alla rispondenza della persona indicata ai requisiti» sia per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Antonio Agostini, il dirigente del ministero dell’Ambiente individuato dal governo Renzi per ricoprire il ruolo.

Sulla valutazione del lavoro di Sogin pesa soprattutto il ritardo nei lavori, che ha portato la società di Stato a un taglio delle attività previste per il piano quadriennale in corso: per il solo 2015 la riduzione è stata del 42 per cento. Secondo la Commissione industria del Senato la riprogrammazione porterà un ulteriore ritardo di 14 mesi sul completamento del decommissioning in ciascun sito, ed un conseguente aumento di spesa di 150 milioni di euro. Complessivamente la Sogin in ritardo di almeno nove anni sulla tabella di marcia, eppure continua ad inghiottire valanghe di soldoni pubblici.


riferimenti:

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/08/al-sud-il-mega-deposito-di-scorie.html
 

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