29.4.14

EFFETTO DIOSSINA: I MUTANTI DI SEVESO





 di Gianni Lannes


L’opinione pubblica italiana scopre - ma in superficie - la tossicità delle diossine soltanto il 10 luglio 1976 quando, a Seveso, scoppia un reattore adibito alla produzione di triclorofenolo e dallo stabilimento Icmesa della multinazionale svizzera Hoffmann La Roche si leva nell'aria un’enorme nube tossica che avvelena popolazione e ambiente di un vasto territorio della Lombardia.

Da parte del governo tricolore seguirono come sempre numerose menzogne, molte rassicurazioni e tanti silenzi.  




La 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, spesso indicata con l'abbreviazione TCDD o come diossina Seveso, è la più nota e pericolosa delle 200 e passa diossine attualmente note.

Sulle donne di Seveso questa famigerata diossina ha colpito più duro: da una ricerca pubblicata 20 anni fa dalla rivista scientifica The Lancet risulta che la popolazione femminile in media ha nel sangue tre volte più TCDD che i maschi. La scoperta più sorprendente è datata 1996 e getta una luce inquietante sugli effetti della diossina. Nel periodo 1977-1984 da coppie di genitori esposti alla nube tossica sono nate 48 femmine ogni 26 maschi. Troppe, se si considera che il normale rapporto tra i sessi alla nascita è di 100 femmine ogni 106 maschi. E nessuno sa perché. I biologi dell’università di Pavia, hanno cercato la diossina nei topi e hanno però trovato qualcosa di diverso. Esaminando i loro cromosomi, hanno notato che erano diversi, era nato un nuovo ibrido, un topo mutante.

27.4.14

L’EUROPA HA DECRETATO: L’ITALIA AVRA’ NON 1 MA 7 DEPOSITI DI SCORIE NUCLEARI







 di Gianni Lannes


 
Gli euroburocrati che decidono il destino del popolo italiano pensano che italiane ed italiani siano soltanto carne da macello, al massimo cavie per esperimenti non autorizzati dalla gente, ma che comunque vanno in onda sulla nostra pelle di esseri socialmente disuniti.

Dopo aver affondato impunemente per decenni centinaia di navi dei veleni e migliaia di container zeppi di scarti pericolosi delle industrie tedesche, francesi, elvetiche, olandesi  eccetera - sempre a Bruxelles si sono detti: perché scontentare Piemonte, Lazio, Campania e Basilicata, che si terranno per sempre le scorie. E non fare una sorpresa alla Sardegna?
 
«Il Deposito Nazionale sarà costituito da una struttura di superficie, progettata sulla base degli standard IAEA e delle prassi internazionali, destinata allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività».

E’ quanto è scritto a pagina 30 dell’audizione Sogin Spa, ovvero «Atto del Governo n° 58 (Gestione combustibile nucleare esaurito e rifiuti radioattivi)».


Dunque, la prima menzogna del Governo italiano è che non ci sarà un unico deposito nazionale. Infatti, per i rifiuti nucleari più pericolosi, ad alta attività o se preferite di terza categoria, è previsto un deposito di smaltimento geologico, vale a dire, nelle profondità della terra. 


23.4.14

BASILICATA, LAZIO, SARDEGNA, SICILIA, PUGLIA: IN UNA DI QUESTE REGIONI SORGERA' IL DEPOSITO UNICO DI SCORIE NUCLEARI

photo NASA

di Gianni Lannes




Siete in errore se pensate alla Corsica. Il sito è stato già prescelto. Si tratta di un'isola con queste caratteristiche: bassa densità demografica, scarsa reattività sociale, asismicità. Ecco un aiutino: il territorio è soggetto ad innumerevoli servitù militari, e gli autoctoni sono considerati arrendevoli. D'altronde è da sempre una colonia dove sono stati sperimentati armamenti di ogni genere, in barba alla protezione sanitaria e alla salvaguardia ambientale. Certo, metteranno in atto la solita manfrina, e useranno come grimaldello i cosiddetti ecologisti di facciata, quelli che tacciono sulle scie chimiche. I giochi comunque, sono già fatti, come nella migliore dittatura di un belpaese, dove senza consultazioni elettorali si sono succeduti consecutivamente - grazie all'inciucio napolitano - ben tre governi, in meno di tre anni.

Il sistema di potere nazionale si è fatto furbo dopo averle buscate nel 2003. Questa volta non sembrerà un'imposizione calata dall'alto, ma sarà peggio. A giugno, ovviamente non prima, dopo le elezioni europee verranno resi ufficiali i criteri stabiliti dall'Ispra per il deposito unico di scorie nucleari in superficie. A quanto pare, senza consultare la popolazione italiana, come sempre, facendola passare per una decisione tecnica, e dunque, apparentemente neutra, è stato già scelto il sito per ospitare il deposito unico di scorie radioattive. Così, tanto per rovinare la sorpresa al governo Renzi, anticipo quali sono le regioni candidate all’insaputa dei residenti: Basilicata, Lazio, Sardegna, Sicilia, Puglia.

photo NASA

Dal momento in cui l'Ispra pubblicherà i criteri passeranno 6 mesi, dopodiché la Sogin decreterà ufficialmente il verdetto, preconfezionato tuttavia in violazione della Convenzione europea di Aarhus, ratificata con legge statale numero 108 del 16 marzo 2001: stabilirà, appunto, il luogo fisico su cui sorgeranno i capannoni grandi quanto un campo di calcio e alti come un palazzo di 5 piani, in cui verranno ammassati 90 mila metri cubi di rifiuti nucleari. 

20.4.14

IL DIRITTO DEL BAMBINO A UN AMBIENTE NON INQUINATO



di Gianni Lannes


La vita umana nel Belpaese? Un diritto di carta. Sul sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei ministri si legge: 


«Tra i compiti del Comitato c'è quello di formulare pareri e indicare soluzioni anche ai fini della predisposizione di atti legislativi. I pareri del Comitato offrono un approfondimento tematico e una riflessione sui problemi di natura etica e giuridica che emergono con il progredire delle conoscenze nel campo delle scienze della vita. Il comitato esprime pareri anche su richiesta di organismi istituzionali o su questioni di attualità di particolare rilevanza etica e sociale. Questi pareri, solitamente più sintetici, assumono la forma di comunicati o dichiarazioni ufficiali».

18.4.14

IN BASILICATA UNA FABBRICA SEGRETA DI COMBUSTIBILE NUCLEARE DELL'ENI. MARCEGAGLIA INSABBIA O BONIFICA?

Basilicata: centro nucleare - foto Gianni Lannes  (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes




Fior di magistrati l'hanno cercata, ma non l'hanno mai trovata. Forse perché era ben mascherata nel vasto ed impenetrabile - se non per l'ecomafia di Stato - centro Enea della Trisaia, ed è stata confusa con l'Itrec. La documentazione ufficiale e un'ispezione del sito ne provano l'esistenza e le ignote attività. In altri termini: un sito di produzione industriale di combustibile nucleare mimetizzato dentro un centro di ricerca. La popolazione della Lucania, ovviamente, non è stata ma informata sul conto di queste pericolose attività.

il centro nucleare dell'Enea - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


In Basilicata l'Eni ha fabbricato combustibile nucleare destinato alla centrale atomica di Latina, al fine di produrre plutonio. Infatti, il 7 ottobre 1967 fu costituita la società Combustibili Nucleari fra l’UKAEA, ente di Stato inglese per l’energia atomica, e la società Somiren del gruppo ENI con quote paritetiche del capitale sociale. Attività prevista per la società: assemblaggio e fornitura all’Enel del combustibile nucleare necessario per alimentare la centrale a sistema Magnox. La centrale di Latina fu costruita dalla società Agip Nucleare Spa del gruppo ENI e dalla società inglese NUCLEAR POWER PLANT Company, su know-how inglese. Il combustibile per alimentare centrali a grafite di quel tipo era fornito esclusivamente dall’UKAEA. 



BASILICATA E LAZIO: FABBRICHE DI BOMBE NUCLEARI E SCORIE RADIOATTIVE. IN ITALIA 20 MILIONI DI MALATI DI CANCRO

concentrazione di Plutonio 239 e plutonio 240
mappa tratta da:  Delfanti R., Schirone A., Conte F., Papucci C., Anthropogenic Radionuclides: distribution, mass-balance and future trends in the Mediterranean Sea ENEA, Marine Environment Research Centre, La Spezia, Italy.


 centrale nucleare di Borgo Sabotino - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes



In eredità al Belpaese un'ecatombe atomica. Il veleno nucleare è sempre nella coda: le conseguenze - apparentemente invisibili - in termini di perdita di salute umana e di integrità ambientale si pagano a distanza di tempo. A maggior ragione nello Stivale dello zio Sam, dove la popolazione dal 1943 è trattata peggio di carne da macello. Adesso vi racconto un’altra storia oscura ma documentata sui crimini di Stato, anzi di Stati "alleati". 

Basilicata - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

17.4.14

ITALIA: CATASTROFE NUCLEARE INSABBIATA DALLO STATO E POPOLAZIONE PREDA DEL CANCRO


CENTRALE NUCLEARE DEL GARIGLIANO


di Gianni Lannes

Quasi nessuno immagina che nel Golfo di Gaeta siano stati scaricati dalla centrale nucleare del Garigliano addirittura radionuclidi artificiali come il Plutonio 239, il Plutonio 240, il Cesio 137 e il Cobalto 60. Le prove dell’ecatombe sono racchiuse in alcuni studi scientifici, come la ricerca di A. Brondi, O. Ferretti, e C. Papucci dal titolo “Influenza dei Fattori Geomorfologici sulla distribuzione dei Radionuclidi. Un esempio: dal M. Circeo al Volturno” (Atti del Convegno italo-francese di radioprotezione. Firenze, 30 Maggio - 1 Giugno 1983), e quella di R. Delfanti e C. Papucci “Distribuzione del 239 Pu, 240Pu e del 137Cs nei sedimenti del Golfo di Gaeta: osservazioni sui meccanismi di accumulo e sulle velocità di sedimentazione”(ENEA – Pas). Sull’aumento della radioattività nei sedimenti marini del golfo di Gaeta ha scritto il 4 agosto 1984 anche l’Istituto Superiore di Sanità, ma senza adottare alcun provvedimento per tutelare l’ignara popolazione: 

«Per una serie di ragioni descritte in notevole dettaglio nella letteratura tecnica, si sono prodotti fenomeni di accumulo del Cobalto e del Cesio, scaricati nel fiume Garigliano, all’interno del golfo di Gaeta. Ciò è indubbiamente legato all’insediamento della centrale».




GLI ESPERIMENTI NUCLEARI UNITED STATES OF AMERICA CHE HANNO FATTO IMPAZZIRE IL CLIMA E INQUINATO LA BIOSFERA







di Gilan

L'inquinamento radioattivo è irreversibile, non riconosce confini territoriali o limiti temporali. E' invisibile all'occhio umano ma colpisce e annienta a distanza! Gli umani pagano con la perdita di salute: cancro, mutazioni genetiche, malformazioni congenite, infertilità assicurata. E' il progresso della morte.

Post scriptum

Anche Unione Sovietica, Gran Bretagna, Francia, Israele, Corea del Nord, India e Pakistan hanno realizzato esperimenti nucleari.

14.4.14

LE PROVE SCIENTIFICHE SMASCHERANO GOVERNI, MULTINAZIONALI E "SCIENZIATI"

 http://www.rense.com/general18/scatteringEdTellerwithnotes.pdf






di Gianni Lannes


Chi controlla le basse orbite terrestri controlla lo spazio attorno alla Terra. Chi controlla quello spazio domina la Terra. Chi domina la Terra determina il futuro dell’umanità.
Tema sempre più quotidiano: il devastante piano di avvelenamento in atto di atmosfera e stratosfera, previo rilascio di sostanze tossiche e radioattive. Premessa d’obbligo: il termine d’uso corrente chemtrails (scie chimiche) è stato coniato dall’Us Air Force. L'American Association for Aerosol Researech (AAAR) raggruppa università, industrie, ed enti governativi.


Alla base di questo orrendo piano di distruzione della vita nel mondo si trova il Lawrence Livermore, ovvero gli inventori delle bombe nucleari, la Nasa, l'Harvard University, solo per citare qualche esempio a caso, e pure gli scientisti italidioti. Mister Franco Prodi (fratello di Romano) parliamo di chemtrails e clima alterato dalle attività belliche segrete degli "alleati"?

L’AQUILA PERSA

L'Aquila (6 aprile 2009): guerra ambientale - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 di Gilan


Forse quando gli italidioti arriveranno a capire, quando l'ottusità imperante sarà dissolta da una nuova generazione umana, sarà troppo tardi. A L'Aquila non c'era alcuna attività estrattiva di idrocarburi. E la Natura con questa strage non c'entra. 

Cinque anni dopo le macerie sono ancora in piedi, e resistono alle intemperie e all’oblio. Le promesse di Silvio Berlusconi non sono state mantenute. E oggi non c’è nessuno che seriamente sia in grado reclamare la doverosa ricostruzione dello Stato tricolore. Ognuno starnazza nel suo orticello, persino i sopravvissuti non hanno voce.


La notte fra il 5 il 6 aprile 2009 un sisma di magnitudo 6.1 (rilevazioni internazionali) della scala Richter colpì il capoluogo abruzzese. Dopo la prima scossa con ipocentro a 9 chilometri, ne furono registrate altre 256 con profondità regolarizzata dal sistema   H.A.R.P., previa irradiazione di onde Elf nel sottosuolo, direttamente sulle faglie sismiche. 

Il 31 marzo di 5 anni fa la Commissione Grandi Rischi dello Stato tranquillizzò la popolazione. La sera del 5 aprile 2009 la Protezione Civile aveva invitato la gente a restare nelle proprie case, mentre sgomberava segretamente il proprio centro operativo nella sede della Prefettura. Di questo dettaglio illuminante la magistratura non si è mai occupata. E i governi tricolore - Berlusconi, Monti, Letta, Renzi - non hanno fornito alcuna risposta, ovviamente. Napolitano? Non pervenuto.

11.4.14

ARMI CHIMICHE: DUE FABBRICHE SEGRETE ITALIANE, NON BONIFICATE DALLO STATO IN ABRUZZO E PUGLIA

 Bussi sul Tirino (gennaio 1994): fabbrica segreta di gas bellici - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)





di Gianni Lannes


Sono armi subdole, ad orologeria, perché uccidono a distanza di tanto tempo. Peggio delle mine anti essere umano, e rilasciano nell'ambiente circostante i loro veleni. Oggi, proprio con loro dobbiamo fare i conti, visto che lo Stato le ha subdolamente nascoste, ma senza inertizzarle. Ne avevo parlato nel programma radiofonico "Verso Sud" della Rai nel 1999. Ne avevo scritto sui giornali nazionali già 20 anni fa. Ho pubblicato un libro nel 2012 (IL GRANDE FRATELLO STRATEGIE DEL DOMINIO) con un intero capitolo (BOMBE AMARE) dedicato al fenomeno. Eppure lo Stato si è girato dall'altra parte.

Dove i parchi nazionali della Maiella e del Gran Sasso si incontrano c'è un'amara sorpresa. Inerpicandomi sulle gole di Popoli in provincia di Pescara, e poi risalendo il fiume Tirino, prima di arrivare a Bussi, sono giunto tempo fa al sito in cui sorgeva la più grande fabbrica italiana (ex Dinamite Nobel poi Montecatini) di aggressivi chimici proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925. Dove sonnecchia il campionario di iprite, adamsite, lewisite e così via, scaricato in parte sul popolo etiope da Graziani e Badoglio su ordine di Benito Mussolini. Come è evidente l’aerosolterapia bellica - l'irrorazione aerea - l’hanno inventata certi italiani in camicia nera e poi l'ha ereditata lo zio Sam. Allora, che ne è stato dei micidiali depositi di mustard gas? Chi li ha sepolti e dove? Ho avuto il fiuto di imbattermi in alcune memorie storiche: ex operai già ottuagenari da cui ho attinto informazioni preziose. A Bussi sotto la montagna adiacente l’attuale insediamento Solvay (Montedison fino al 2002) le caverne in riva al fiume Tirino sono state tombate con i veleni di guerra. E sulle ceneri della fabbrica di morte, in tempi più recenti l'Edison ha tirato su una centrale turbogas, in barba alle normative di protezione sanitaria, ed ambientale, nonché al semplice buon senso. E c'è pure qualche ambientalista di fama, un ex direttore di Greenpeace Italia, che ha dato il parere favorevole all'operazione.

8.4.14

TRAFFICO DI ARMI: ASSASSINATI DALLO STATO ITALIANO I GIORNALISTI GRAZIELLA DE PALO, ITALO TONI, ILARIA ALPI, MIRAN HROVATIN E I FINANZIERI GIANFRANCO DERIU E FABRIZIO SEDDA

Graziella De Palo e Italo Toni




 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin



 
I finanzieri Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda


di Gianni Lannes


Non è un caso: sui delitti di Stato di ben 4 giornalisti e 2 finanziari, accomunati da indagini sul traffico internazionale di armi dello Stato italiano, vige il segreto di Stato tricolore. Il filo rosso di questi omicidi su commissione porta al Sismi, il servizio segreto militare italiano, che oggi ha un'altra denominazione. O sono in errore? Graziella De Palo e Italo Toni sono stati fatti sparire in Libano nel settembre 1980. E dunque sono ampiamente trascorsi i famigerati 30 anni stabiliti dalla legge per la validità del segreto. Per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Gianfranco Deriu e Fabrizio Sedda, sono passati soltanto (si fa per dire) 20 anni. Questi ultimi due casi emblematici sono accomunati anch'essi, non solo dall'anno 1994 e dal mese di marzo, ma anche dal fatto che la Commissione parlamentare presieduta da Taormina Carlo, ha acquisito dalla procura della Repubblica di Cagliari i faldoni sull'abbattimento dell'elicottero. Sul caso di Volpe 132  dal 2 marzo 1994 ad oggi i vari governi - da Berlusconi in poi - non hanno fornito risposte alle interrogazioni parlamentari. Ma che razza di democrazia degenerata è mai quella vigente?

Chi arma i Paesi in guerra o dove non esiste la democrazia e i diritti civili? Chi l’avrebbe mai detto o pensato. Eppure è tutto vero: la portaerei italiana Cavour viene usata per vendere armi e armamenti, anche a nazioni in guerra o che violano la democrazia, in palese violazione  delle normative italiane (legge 185/1990 e successive modifiche) che vietano l’export di armamenti. Il contorno è uno spreco di denaro pubblico: ben 33 milioni di euro buttati al vento per regalare una vetrina ai nostrani fabbricanti di morte. Il Comando generale della Guardia di Finanza che fa?

5.4.14

ECOMAFIE IN ABRUZZO

dal mensile LA NUOVA ECOLOGIA - LUGLIO 2000


di Gianni Lannes


"L'Abruzzo - come ha scritto in un saggio memorabile Victor Matteucci - non è un'isola felice". Dagli anni '60 grazie alla misura giudiziaria di soggiorno obbligato, i mafiosi di Cosa Nostra hanno messo radici e stabilito interconnessioni con la politica locale. Tempo fa c'era addirittura un volo diretto da Pescara a Palermo. Ma questa è un'altra storiaccia nebulosa.

Questo fenomeno - o meglio, il cosiddetto substrato criminale - non è mai stato esplorato in loco dalle indagini giudiziarie, né tantomeno scalfito. Soltanto il giudice Di Lello (un magistrato della squadra di Giovanni Falcone), da parlamentare qualche anno fa sollevò il problema. In seguito l'espansione di 'ndrangheta, camorra nonché mafie balcaniche e cinesi ha fatto il resto, ovviamente in peggio. Questa regione non solo è stata trasformata in un grande discarica, ma è soprattutto diventata a partire dagli anni '70, la lavanderia italiana delle organizzazioni criminali. 

Due soli esempi, tra i tanti fin troppo documentati: la Marsica e la provincia di Chieti sono state imbottite dai casalesi di rifiuti d'ogni genere. Addirittura nella Piana del Fucino, i soliti affaristi senza scrupoli - favoriti dalla casta dei parassiti politici - stanno per impiantare per mero profitto, una valanga di micidiali inceneritori di rifiuti. Allora sveglia, caro popolo abruzzese: salute e dignità.   

Su la testa!


dal quotidiano LA STAMPA - 9 OTTOBRE 2008

 dal settimanale L'ESPRESSO - 30 novembre 2006

dal quotidiano LA STAMPA - 9 APRILE 2009

ABRUZZO: UN SECOLO DI AVVELENAMENTO CHIMICO DI ACQUA, PERSONE E AMBIENTE


Bussi sul Tirino (PE), primavera dell'anno 2000: occultamento di rifiuti pericolosi della Montedison - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)





di Gianni Lannes


Come distruggere una terra meravigliosa, annientare la vita e farla franca. Il profitto a tutti i costi quel che costi, altro che difesa della vita umana. Quella che vi racconto ora è una strage realizzata alla luce del sole, sotto l'occhio sempre distratto e compiancete dello Stato, della regione, della provincia, e dei comuni. Il vaso di Pandora in terra abruzzese è stato appena sfiorato. A poca distanza in linea d'aria, a valle, c'è anche la Montecatini di Piano d'Orta.

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=PIANO+D%27ORTA


A 40 chilometri da Pescara, si erge il borgo di Bussi sul Tirino, attraversato dall’omonimo fiume che 4 chilometri più a valle confluisce nel Pescara. Sono approdato in loco nel 1999, a caccia delle fabbriche segrete di aggressivi chimici del duce Mussolini. Dai documenti rinvenuti presso l’archivio di Stato di Chieti, emerge che proprio qui si fabbricava la più grande quantità di iprite, fosgene, disfogene e lewisite: gas proibiti dalla Convenzione di Ginevra del 1925, adoperati dal regime fascista in Etiopia, e Libia (in particolare alla voce del criminale di guerra, generale Pietro Badoglio). Quei veleni tossici in gran quantità unitamente ai residui micidiali di lavorazione son stati occultati nelle viscere della terra.

CROTONE. SCOVATA UNA GIGANTESCA NAVE DI VELENI DELLO STATO ITALIANO



di Gianni Lannes



Questa volta il mostro industriale è stato abbandonato sulla terraferma, sotto gli occhi e il respiro della popolazione, senza alcuna pietà per i bambini e per quelli ignari che verranno alla vita. Ecco un'immensa nave dei veleni targata Eni (ormai di proprietà straniera), affondata e insabbiata dallo Stato italiano. Dati ufficiali: 1 milione e 200 mila tonnellate di sostanze altamente tossiche, tracimate anche in mare dove nel frattempo ignoti hanno provveduto ad affondare per decenni fino ai giorni nostri, l'inimmaginabile, incoraggiati da uno Stato eternamente distratto. Conseguenze? Forse incalcolabili. Comunque, una mastodontica contaminazione da metalli pesanti, alcuni dei quali cancerogeni come cadmio, arsenico e mercurio.






Secondo l'ingegner Vincenzo Voce che ha analizzato a fondo la gravissima situazione e ha curato un progetto di riqualificazione,  "escludendo la fitorimediazione dell’arsenico, i tempi previsti per la bonifica del sito superano i 4.000 anni". Di mezzo c'è come sempre la Syndial (ossia l'Eni). Rimedi veri e concreti a tutt'oggi? Pari a zero.

                                                                      
Qui da decenni le persone comuni si ammalano e muoiono di cancro, mentre le bonifiche sono ancora e sempre di carta velina. I rifiuti dell'Eni tracimano in mare e trasudano dalle fondamenta di asili, scuole pubbliche, ospedali e case. Qui il pericolo si annida nei gesti più elementari della vita: respirare, mangiare e bere. Insomma, una strage pianificata proprio dallo Stato tricolore, ossia dai governi che hanno consentito anche alla 'ndrangheta di ingrassare impunemente. Occorrono 120 milioni di euro per bonificare, ma l'Eni che ha inquinato ne vuole spendere meno della metà per fingere di ripulire in  superficie. E lo Stato come al solito, sottobanco ha accettato di non fare niente. La gente che vive in loco, come in tutta l'Italia è considerata da chi comanda per conto terzi dall'estero, meno di nulla. 

Dulcis in fundo: grazie al contratto d'area inventato da  Romano Prodi, lo Stato (i vari governi)ha consentito - come per Manfredonia - ai  Marcegaglia di impiantare con la solita pioggia di denaro pubblico a fondo perduto, l'ennesimo inceneritore di rifiuti mascherato da centrale a biomasse. Per l'esattezza a Cutro, nell'entroterra crotonese.

Crotone era un gioiello della Magna Grecia.



Giusto per la cronaca ignota ai comuni mortali della repubblichetta delle banane, trasformata in una discarica dell'Europa: al largo di Crotone, ovvero nel Golfo di Taranto, sono state affondate numerose navi dei veleni, container imbottiti di rifiuti pericolosi, bidoni nucleari, spazzatura proveniente da Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna eccetera eccetera. Nel Mar Jonio, il centro Enea di Rotondella ha sversato per decenni scarti radioattivi. La zona, come ben sa proprio l'Enea e, dunque lo Stato è fortemente contaminata.

4.4.14

DISCARICHE ECOMAFIOSE, RIFIUTI PERICOLOSI, PRODI, NAPOLITANO, IL SEGRETO DI STATO, LA MASSONERIA E UN POPOLO DI MALATI E MORTI DI CANCRO








di Gianni Lannes

In Italia il segreto di Stato è usato come paravento agli scandali e agli indicibili intrighi dei governi e dei servizi di sicurezza. Infatti, il segreto istituzionale attesta l’arroganza impunita di chi ha limitato e calpestato i principi della democrazia parlamentare, nonché dello Stato di diritto.

A proposito del pentito Carmine Schiavone. Già nel 1995 il camorrista aveva vuotato il sacco ai magistrati e nel ’97 aveva riferito alla Commissione parlamentare presieduta da Massimo Scalia. Di più: aveva portato gli onorevoli sui siti di tombamento occulto. Ma i resoconti dei sopralluoghi sui cimiteri fuorilegge di rifiuti - la commissione rifiuti ne fece parecchi - non sono mai stati inseriti nei verbali parlamentari, che si limitano a riportare il contenuto delle riunioni a Roma. 

Mister Napolitano, mister Berlusconi, mister Prodi, mister De Gennaro, come mai lo Stato pur perfettamente a conoscenza del gravissimo inquinamento non ha salvato la popolazione campana da questo ecocidio pianificato a tavolino? Le organizzazioni criminali propriamente dette - camorra, cosa nostra, 'ndrangheta, e così via - sono l'ultimo anello della catena di dominio del territorio locale. Senza la ricorrente distrazione dello Stato, a livello terminale non avrebbero mai potuto fare questa strage umana ed ambientale, come altre ancora sconosciute alla collettività. Insomma un'ecatombe che ha i responsabili principali nelle multinazionali e negli Stati europei (in particolare Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Italia) che si sono sbarazzati delle scorie micidiali chimiche e nucleari, assassinando il Sud Italia. Al vertice di tutto c'è il potere economico mentre al al gradino inferiore staziona la politica che usa i servizi segreti per i contatti diretti con la manovalanza mafiosa. Le cosiddette elucubrazioni cartacee e verbali di Saviano fanno ridere i polli.

QUEL TERREMOTO SEGRETO IN LOMBARDIA PROVOCATO DALL'ENI

estratto da: Annali Geofisica (volume 9, numero1, anno 1956, pagine 63-105).



di GiannI Lannes

 

Forse a Lodi e dintorni qualcuno ancora si ricorda. Ecco un disastro dimenticato nel Belpaese dalla memoria sociale corta, se non proprio inesistente, e dell'analfabetismo funzionale al sistema di potere. Una volta tanto i lecchivendoli dei padroni del vapore, ovvero i cosiddetti "esperti" di turno, assoldati per rivestire con una patina di menzogne scientiste i fatti nudi e crudi, non sono riusciti a cancellare le prove scientifiche di quel disastroso evento.

Allora, chi rammenta il terremoto di Basiasco del 1949? E quello di Caviaga del 1951? Inutile cercare negli archivi dello Stato: non c'è nulla, eppure quel terremoto si è verificato, eccome, ma la videnda come al solito è stata insabbiata. E torna utile, ora che la Commissione europea dei tecnocrati telecomandati ha dato il via libera al fracking, spazzare le amnesie istituzionali.


I terremoti, come sanno gli addetti lavori, civili ma soprattutto militari, possono essere provocati non solo dalle esplosioni nucleari e convenzionali, ma anche dai riscaldatori ionosferici e dalla ricerca invasiva di idrocarburi nel sottosuolo. Ecco una storia sepolta che riguarda l’Italia. Scenario: Caviaga, frazione di Cavenago d’Adda, dieci chilometri a sud est di Lodi. In quel luogo, a quel tempo (15-16 maggio 1951), si verificò uno strano terremoto, di magnitudo 5.5 Richter, indotto dalle estrazioni di metano dell'AGIP. La notizia è stata talmente insabbiata che si fatica un pò a scovarla nei dettagli probanti, ma ne avevo già scritto l’anno scorso. ma cocome sostenvano gli antichi latini: "repetita iuvant".


Addirittura questo sisma non figura nella lista ufficiale dei terremoti che hanno investito l'Italia, nonostante l'intensa magnitudo registrata a tutti gli effetti, e tantissimi testimoni diretti. Eppure, basta cercare nella letteratura e nelle memorie del tempo, per scovare un resoconto scientifico scritto nel 1954 dai ricercatori Caloi, De Panfilis,  De Filippo, Marcelli, e Spadea, in modo semplice, dettagliato e preciso per conto dell'Istituto Nazionale di Geofisica e poi pubblicato nella rivista Annali Geofisica (volume 9, numero1 a pagine 63-105 nel 1956).

3.4.14

SCIE BELLICHE: UN MANUALE NATO


 http://www.dtic.mil/dtic/tr/fulltext/u2/a239823.pdf


di Gianni Lannes

I satelliti funzionano in banda KA. E così i militari, compresi i nostrani dell'aeronautica tricolore, effettuano l'inseminazione igroscopica delle nubi. Per distruggere la nuvolosità naturale gli aerei volano a quota cumulo, ovvero non superiore a 1.800 metri di altitudine. Questi velivoli che disseminano le persistenti scie chimiche viaggiano a bassa velocità: circa 370/400 chilometri orari, proprio per irrorare i cieli con alluminio, bario, manganese e polimeri artificiali che contengono in forma di vettori queste sostanze tossiche.

NAVI DI VELENI: ECOMAFIE DI STATI E MULTINAZIONALI DEL CRIMINE

ET SUYO MARU  (già EDEN V) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




(LA SEGUENTE INCHIESTA ERA STATA PUBBLICATA NEL 2009, MENTRE L'INTERVISTA VIDEO RISALE AL GENNAIO 2010).

di Gianni Lannes  

Come si fa a smaltire un carico di rifiuti tossici e magari radioattivi? Elementare Watson: basta stivarlo su una nave in pessime condizioni e poi venderlo a qualche signore della guerra che in cambio chiede solo una buona partita di armi. Oppure comprare una carretta e affondarla insieme ai veleni. Dunque, si acquista un mercantile, si imbottisce di rifiuti pericolosi dichiarando un carico di materiale innocuo e, infine, si inabissa il natante o almeno si tenta; male che vada il relitto viene abbandonato alla deriva. Soltanto negli ultimi 25 anni sono state affondate misteriosamente circa una sessantina di navi nei mari a ridosso della penisola italiana (in particolare Tirreno, Jonio e Adriatico); ma la stima è errata per difetto, anche se soltanto i Lloyd’s di Londra ne certificano 40. Si tratta di imbarcazioni in condizioni disastrose da far sparire sia per truffare le compagnie assicurative sia per smaltire illecitamente sostanze pericolose. Parecchie di queste navi sono state utilizzate prima dell’inabissamento, sia per portare rifiuti verso paesi del Terzo mondo sia per il traffico di armi.

2.4.14

NAVI DEI VELENI: “GENOCIDIO E RAGION DI STATO”. PARLA IL MAGISTRATO BRUNO GIORDANO CHE HA SCOVATO IL RELITTO CUNSKI AL LARGO DI CETRARO


nave CUNSKI (ex Lottinge, ex Samantha M., infine Shahinaz)





di Gianni Lannes

Dottor Giordano grazie alla sua testardaggine, dopo anni di inquietanti silenzi le indagini sulle navi dei veleni sono approdate alla prima pistola fumante delle centinaia sparse sui fondali mediterranei. Come ha concretizzato la sua azione investigativa in un ufficio giudiziario privo di risorse elementari e di magistrati?

«Il collega che mi aveva preceduto aveva già fatto dei tentativi e ci fu un primo momento di confusione. Perché si pensò che questa nave a largo di Cetraro coincidesse con un relitto che si sapeva essere naufragato ed esistere in quelle acque. In realtà, il relitto originariamente individuato era la motonave Federico, affondata per cause belliche durante la seconda guerra mondiale. L’anno successivo arrivarono le dichiarazioni di Fonti, ricevute dal dottor Luberto della Dda di Catanzaro che le trasmise alla Procura di Paola. Il collega cercò pure di contattare infruttuosamente la Marina Militare, fece una delega che poi venne revocata senza alcun esito. A questo punto si rivolse alla Regione e chiese all’Arpacal, che aveva un progetto di monitoraggio dei mari antistanti la Calabria, di effettuare una rilevazione in un determinato punto che indicò con delle coordinate. Nel frattempo, infatti, una serie di voci confidenziali, pescatori ed altri avevano segnalato al nostro personale che ad una certa latitudine e longitudine e a certe coordinate sarebbe stato opportuno cercare perché c’era un relitto che non risultava né dai registri navali né da altro. Nel frattempo ero subentrato io. Decisi di raccordarmi direttamente con l’Assessorato all’Ambiente della regione Calabria. Mi rivolsi al dottor Greco, un biologo marino. E allora congiuntamente abbiamo fatto ricorso ad una società privata per mandarla sul posto. La commissione è stata fatta direttamente dalla regione e sul posto ci è andato anche il personale di polizia giudiziaria che fa riferimento a me. In quell’occasione è stato accertato che l’impronta era lunga 110/120 metri e larga 20 e due o tre giorni più tardi, quando il mare lo ha consentito, è stato calato il robot e quel punto l’evidenza ha parlato con la sua eloquenza».

IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ INQUINATO DALL’UOMO: UN SEGRETO GENOCIDIO MILITARE UNITED STATES OF AMERICA

 Torino: scie chimiche - foto Antonio Bassi
 

 di Gianni Lannes


Non è più vero che il cielo è sempre più blu. Dai tempi in cui Rino Gaetano cantava questo bel motivo, una mole immensa di particelle inquinanti rilasciate da aerei fantasma (targati comunque  USA/NATO) viene continuamente irrorata in gran parte del mondo occidentale. Certo, anche l’inquinamento industriale fa la sua parte, ma gli esperimenti di guerra ambientale hanno fatto impazzire definitivamente il clima, in primo luogo con le sperimentazioni nucleari. Nel 2009 il National Climatic Data Center (NCDC) ha pubblicato su Science un corposo studio in materia che ha poco a che fare con la poesia. Camere a gas all'aperto: niente più luminosità e trasparenza. Addio al respiro della vita?

1.4.14

MASSAFRA: VELENI OVUNQUE. E MARCEGAGLIA PRETENDE DALLA REGIONE PUGLIA UN ALTRO INCENERITORE IN ZONA



di Gianni Lannes




I territori che ricadono nei comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola sono stati dichiarati "area ad elevato rischio di crisi ambientale" con delibera del Consiglio dei ministri esattamente il 30 novembre 1990, a causa della situazione di grave alterazione degli equilibri ambientali.

I dati statistici sono da tempo agghiaccianti: tre morti al giorno per tumore, a causa dell’inquinamento.

Emma & Nichi


 
i Marcegaglia: Steno, Emma, Antonio

Emma Marcegaglia e i caporioni dei tre sindacati tricolore

Proprio a Massafra, la società Appia Energy, ovvero i Marcegaglia nativi della Lombardia, hanno impiantato in modo rocambolesco, e da tempo, un inceneritore di rifiuti, ad uno sputo dalla città, in una zona circondata dagli agrumeti. E proprio per questa ragione con gli stessi protagonisti in negativo c'è già stata - il 23 novembre 2006 - una sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea.

Ma come se niente fosse, in barba alle normative di protezione ambientale e sanitaria, più recentemente la società Appia Energy, ha richiesto la Compatibilità ambientale e Autorizzazione integrata ambientale per il progetto di realizzazione della seconda linea della Centrale termoelettrica di Massafra alimentata a CDR e Biomasse, presso la provincia di Taranto (9° Settore Ecologia ed Ambiente - Aree Protette - Terra Parco delle Gravine - Protezione Civile).

Non si tratta del potenziamento di un impianto già esistente, ma della realizzazione di un altro inceneritore di rifiuti adiacente al primo. Invece, per chiudere la partita con questi spacciatori di morte va arrestato definitivamente quello esistente, e vanno processati per strage, puntando sulla strategia vincente "rifiuti zero".