31.3.14

PUGLIA: EOLICO MAFIOSO

ORTA NOVA (FG) LOC. CIRILLO - FOTO RUSSO

di G. Russo

Dove non c'è vento ma avanza la speculazione e si fanno affari sporchi, danneggiando la terra coltivata, uccidendo la legalità. Dove non si rispettano neanche le distanze di sicurezza dalle case abitate da persone, soprattutto bambini.
 Grazie Moscarella, grazie Calvio, grazie Tarantino. Grazie a tuti gli ortesi distratti e compiacenti.



 ORTA NOVA (FG) LOC. CIRILLO - FOTO RUSSO

RADAR MILITARI IN ITALIA: LO STATO FUORILEGGE ATTENTA ALLA VITA DELLA POPOLAZIONE. MUOS DI GUERRA







di Gianni Lannes

Fatta la legge trovato l’inganno. Una vergognosa soluzione all’italiana. Tanto chi se ne accorge in un Belpaese privo di sovranità, si saranno detti i soliti criminali impuniti in divisa e doppiopetto istituzionale che hanno occupato i gangli vitali della nazione. Infatti, il Dpcm 8 luglio 2003 emanato dal massone deviato di lungo corso Silvio Berlusconi, all’articolo 1 comma 3 recita testualmente: 

«I limiti e le modalità di applicazione del presente decreto, per gli impianti radar e per gli impianti che per la loro tipologia di funzionamento determinano esposizioni pulsate, sono stabilite con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, ai sensi dell'art. 4, comma 2, lettera a), della legge 22 febbraio 2001, n. 36».


Sono trascorsi quasi 11 anni da allora, ma il decreto a cui si rimandava non si è ancora visto, e pertanto i radar, in particolare, quelli militari, vale a dire le sorgenti di elettrosmog più pericolose non sono ancora soggette ad alcuna limitazione e controllo. E così proliferano sempre più, a danno della salute pubblica, deturpando le aree di territorio nazionale protette da vincoli ambientali, storici, archeologici. Basta dare un’occhiata panoramica, agli ulteriori impianti addirittura potenziati, in particolare alle seguenti regioni: Sicilia, Sardegna, Puglia. 


Eppure, la legge quadro - numero 36 del 22 febbraio 2001, all’articolo 2, comma 1 ha inequivocabilmente stabilito: 

«La presente legge ha per oggetto gli impianti, i sistemi e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano comportare l'esposizione dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. In particolare, la presente legge si applica agli elettrodotti ed agli impianti radioelettrici compresi gli impianti per telefonia mobile, i radar e gli impianti per radiodiffusione».

30.3.14

GRAN SASSO D'ITALIA: INQUINAMENTO E PROVE DI GUERRA

GRAN SASSO D'ITALIA - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



 di Gianni Lannes




Dopo 5 anni dal sisma "alleato" telecomandato dall'alto dei cieli, di cui in loco non si discute, L’Aquila, nonostante le promesse televisive del massone deviato Berlusconi, è una città fantasma, interi paesi sono stati distrutti (Onna, Paganica, ad esempio), l’area colpita a tutt’oggi è militarizzata, eppure, del laboratorio scientifico di fisica nucleare ubicato nel sottosuolo, a 1.400 metri di profondità, sotto il Gran Sasso, zona notoriamente martoriata dal sisma del 6 aprile 2009, non è trapelato nulla a livello ufficiale.  

Quanto materiale chimico e radioattivo era presente nel predetto laboratorio al momento del sisma distruttivo? Quali esperimenti erano in corso. In particolare: quali e quanti danni ha subito la struttura sotto terra? Se gli edifici hanno retto all’impatto del sisma perché non comunicarlo all’opinione pubblica?

Cosa è accaduto in realtà nelle viscere di questa montagna violata dall’uomo con pretesti “scientifici” che disseta il popolo abruzzese? Inoltre: perché si tengono esercitazioni militari sul Gran Sasso, un parco nazionale, ossia un'area "protetta", quando l'Esercito italiano ha già in uso ben 12 aree estese per quasi 20 mila ettari (Le Ripe, Monte Stabiata, Monte Crespiola, Monte Sirente, Monte Ruzza, Prata D'Ansidonia, La Pretara, Fiume Alento, Piazza d'Armi, Echo 351, Le Marane, Bafile)? E ancora: c'è una correlazione tra la vistosa riduzione del ghiacciaio e questi giochi di guerra?



 tratto dal settimanale D LA REPUBBLICA DELLE DONNE (22 maggio 2002)





LUCANIA SEGRETA: SUPERMERCATO ATOMICO E DISCARICA NUCLEARE DELLO STATO ITALIANO

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes


Nel cuore della Magna Grecia: l'altura è denominata Trisaia in agro di Rotondella, ad un soffio dal Mar Jonio. Qui in provincia di Matera, dagli anni '60 lo Stato italiano, grazie all'onorevole Colombo (già ministro democristiano) ha realizzato senza alcuna precauzione e sicurezza il primo cimitero nucleare, ovviamente segreto.

Come ha stabilito inequivocabilmente un processo penale al Tribunale di Matera, istruito a metà degli anni '90 dal giudice Nicola Maria Pace, con condanna di un funzionario dell'Enea passata in giudicato, si sono registrati diversi incidenti nucleari. E non è stata mai avvertita neanche la prefettura.

STRAGE DI USTICA: I "SUICIDATI"

tratto dal settimanale D LA REPUBBLICA DELLE DONNE (28 GIUGNO 2003)


 tratto dal settimanale D LA REPUBBLICA DELLE DONNE (28 GIUGNO 2003)

29.3.14

DAUNIA: IL VENTO DI PRIMAVERA!

foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




 di Gianni Lannes

Parola di Federico II di Svevia: «Se il Signore avesse conosciuto questa piana di Puglia, luce dei miei occhi, si sarebbe fermato a vivere qui».

Il Puer Apuliae si è spento otto secoli fa su un’altura, a Castelfiorentino, proprio nell’antica Daunia. Oggi se avesse incontrato il governatore locale, come minimo lo avrebbe sicuramente preso a pedate nel fondoschiena, per i danni ambientali che sta infliggendo a questa terra.

la Daunia - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Baciata dalla Natura, benedetta dalla storia, massacrata dagli ingordi del XXI secolo, per mera sete di profitto e stupidità. Già, la banalità del male di vecchia memoria.

LE "ECOBALLE" DI FITTO, VENDOLA E MARCEGAGLIA: TRUFFA ALLO STATO E ALL'UNIONE EUROPEA, PERICOLO SANITARIO, DANNO AMBIENTALE, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE




di Gianni Lannes

 

In Italia i rifiuti si riciclano soltanto in politica? Il sottosviluppo programmato a tavolino. Invece di procedere concretamente con la raccolta differenziata dei rifiuti e modificare i cicli di produzione industriale, prima hanno disseminato il territorio di discariche, poi hanno puntato sul business degli inceneritori camuffati (con ingenti elargizioni di soldoni pubblici), responsabili della produzione di veleni, in particolare: diossine cancerogene, furani, esaclorobenzene, nanoparticelle, eccetera. 

28.3.14

MARI D'ITALIA: MAMMIFERI MARINI TRUCIDATI DALLA GUERRA UNITED STATES OF AMERICA

Gargano (dicembre 2009): uno dei sette capodogli trucidati dalle attività belliche - foto Gianni Lannes


di Gianni Lannes

Sono in atto da decenni nel Mediterraneo, comprese le acque territoriali italiane, manovre militari, sperimentazioni belliche e giochi di guerra della Nato. E questi sono i risultati: i sette capodogli sono deceduti a causa di un'embolia gassosa a livello coronarico, provocata dalle onde acustiche emesse sonar delle unità U.S. Navy operative nel Mediterraneo. E non certo come ha sentenziato dalla poltrona qualche esperto telecomandato (il prof Nascetti), per aver ingerito sacchetti di plastica.







manovre di guerra - photo U.S. Navy


Gargano (dicembre 2009): uno dei sette capodogli trucidati dalle attività belliche - foto Gianni Lannes

27.3.14

OCCULTAMENTI DI SCORIE NUCLEARI IN ITALIA. ECCO UN DOCUMENTO UFFICIALE ENEA E UNA LETTERA INGLESE




di Gianni Lannes


Questo documento dell’Enea - che ha “gestito” proficuamente il nucleare in Italia per conto dello Stato in eredità dal Cnen - getta luce sulle ombre della miniera di Pasquasia in Sicilia. Un sito produttivo, chiuso improvvisamente, senza una ragione. E spiega perché alcune gallerie e il pozzo più profondo sono stati tombati. Infine, illumina il racconto che un pentito di mafia aveva fatto al giudice Paolo Borsellino un mese prima della strage di via D’Amelio.


PASQUASIA CORRISPONDE EFFETTIVAMENTE AD UN SITO SEGRETO, SIA PURE SPERIMENTALE DI SMALTIMENTO? E' IL CASO DI VERIFICARE HIC ET NUNC CON TECNICI E GIORNALISTI INDIPENDENTI IN VESTE DI OSSERVATORI.

Il governo Renzi ha il dovere morale, unitamente al governatore Crocetta, di bonificare quel sito, poiché, come è noto alle autorità italiane, tante persone proprio in quella zona dell’isola si sono ammalate di cancro. E poi c’è il capitolo sempre negato dal governo tricolore, dell’affondamento in mare di scorie radioattive. 



ILARIA ALPI, MIRAN HROVATIN, NATALE DE GRAZIA: ASSASSINATI DALLO STATO ITALIANO (ALLA VOCE SISMI)

dal mensile CASABLANCA - febbraio 2013



di Gianni Lannes


In un Paese civile al giornalismo si chiede di raccontare i fatti, di spiegarli con riscontri documentati, soprattutto di controllare il potere, ogni potere, istituzionale e non, senza sconti per nessuno. Invece, in Italia... In un Paese democratico, in uno Stato di diritto, l'opinione pubblica ha un determinante peso politico. Invece in Italia...

Ilaria, Miran, Natale non erano eroi fuori di senno, bensì esseri umani, persone. Hanno cercato ostinatamente la verità e l'hanno trovata, solo per il bene della collettività, non per la gloria postuma. Ma chi ancora domina il nostro Paese ha decretato a tavolino la loro morte, e poi, ha sempre arrogantemente insabbiato, depistato, e vilipeso la verità.

In Italia, mafiosi, corrotti, speculatori d'ogni risma, politicanti senza scrupoli, onorevoli ignoranti, logge massoniche e poteri occulti hanno ucciso la democrazia. E' questa l'emergenza di cui occuparsi, se vogliamo dare un futuro alla nuova gioventù.

Occorre cercare la verità, quella scomoda, quella che urtica, quella che obbliga al realismo. Invece in Italia... va in onda ogni giorno la pubblicità del consiglio per gli acquisti: hanno pure annunciato in diretta tv e finanche sul web, che desecreteranno un pò di atti. Insomma, una presa per i fondelli. 

Possiamo fare qualcosa? Ho il dovere di sperarlo e di essere contagioso, soprattutto verso i giovani. A questo serve la cultura, a rinvigorire l'umanità, perché la conoscenza ci rende liberi.





26.3.14

MAR JONIO: DOVE HANNO AFFONDATO IL MAGGIOR NUMERO DI NAVI DEI VELENI E CONTAINER DI SCORIE RADIOATTIVE



di Gianni Lannes

Lo Jonio è il mare dove per via della profondità e degli scarsi, se non inesistenti controlli delle autorità, è stato affondato il maggior numero di carrette imbottite di scarti micidiali. Da questa segnalazione inviata al giudice Nicola Maria Pace, a Matera, che in quel periodo (anno 1995) indagava sul centro Enea di Rotondella in Basilicata, dove si erano verificati alcuni incidenti nucleari, emerge un quadro drammatico, ma comunque eluso dal Governo italiano.
  
Di seguito alcune navi affondate dolosamente che non compaiono in alcun elenco ufficiale. 1) Aris (battente bandiera italiana) con un carico di polvere di marmo (affondamento il 25 gennaio 1977). 2) Reefer, motonave affondata in seguito ad esplosione il 3 agosto 1983 (lat. 36°47'00 N- 14°28',2'' E), proveniente da Rotterdam. 3) Limbros ad un miglio dall'estremità meridioanle di Capo Passero (22 settembre 1984). 4) Giorgiana (Maurilla Shipping Co. LTD - Gibilterra) colata a picco il 17 gennaio 1985 nella baia di Santa Panagia. Il comandante era Davies Fareth Alfor, un cittadino britannico. 5) La motocisterna Sea Tiger (lat. 36° 41' N - 14°55',7'' E), inabissata il 19 febbraio 1991. Il capitano era l'indiano di Lahore, Sahgal Kiran Kumar.

A CHE SERVONO I CACCIABOMBARDIERI NUCLEARI F 35? IL MINISTRO PINOTTI DA' I NUMERI AL LOTTO




di Gianni Lannes





Non guardo la tv da tempo immemorabile. E non ho perso nulla di significativo. Ma questa volta... un amico mi ha inviato una chicca  telecomandata. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere a crepapelle.

 A cosa servono i cacciabombardieri?

Al quesito dell'intrattenitrice tv Daria Bignardi il ministro pagato a peso d'oro dagli ignari contribuenti,  ha risposto testualmente dal minuto 3:


«… di fatto i cacciabombardieri servono perché, a parte che se tu hai delle truppe, dove c’è necessità di avere una difesa aerea, però potrebbe succedere che qualcuno decide di sparare… un missile magari… e potrebbe decidere, ormai ci sono dei missili che possono arrivare a distanze estreme, potrebbero decidere di volere, con quello, distruggere o… ehm… ovviamente creare, oggi purtroppo le armi sono micidiali».


Meno male: ha esordito definendosi un'esperta di armamenti e di difesa. Si occupa da 15 anni di quel settore. Ministro Pinotti, tre parole in fila no, eh? Su queste macchine di morte - comprate con denaro pubblico in violazione dell'articolo 11 della Costituzione repubblicana - saranno caricate all'occorrenza, le bombe nucleari tattiche di proprietà United States of America. In Europa ce ne sono ben 480 di questi esemplari, di cui 90 in Italia (40 a Ghedi e 50 ad Aviano), in violazione del Trattato internazionale di non proliferazione (TNP) sottoscritto dall'Italia nel 1968. Il 27 novembre 2012 la Boeing ha ottenuto dal Pentagono l'appalto per potenziare questi ordigni atomici.

In fondo il popolo tricolore è fortunato ad avere ministri in carica sulla poltrona così "preparati", che ci difendono sapendo di cosa stanno parlando…al livello dell'onorevole Francesco Boccia (il marito dell'ex ministro De Girolamo) che ha scambiato gli F 35 addirittura per elicotteri. 



Scherzi a parte, ma Renzi non doveva essere il nuovo? Mai visto un governo di simile cartapesta. Pensate a quando arriverà il temporale.
 


ITALIA: AFFONDAMENTO DI NAVI DEI VELENI CON REGIA DEI SERVIZI SEGRETI (SISMI)

nave Cunski (ex Lottinge, ex Samantha M., infine Shahinaz)

di Gianni Lannes




I servizi di cosiddetta "intelligence" nostrana, quando non mentono danno i numeri. L'ammiraglio Bruno Branciforte, già a capo dell'Aise, in audizione parlamentare segreta al Copasir (comitato di controllo dei servizi segreti) ha rivelato che lo Stato italiano conosce il nome e il luogo di affondamento nei mari d'Italia di ben 55 navi dei veleni. In realtà, le carrette affondate dolosamente nel “Mare Nostrum” sono molte di più. Infatti,
sin dagli anni ‘60, complice la carenza legislativa nazionale ed internazionale, l'Italia ha fatto ricorso al dumping ambientale per sbarazzarsi senza scrupoli dei propri rifiuti industriali. Il primo inabissamento documentato di scorie nucleari dell'Italia risale al 1967.



25.3.14

GERMANIA, FRANCIA, GRAN BRETAGNA, SVIZZERA, AUSTRIA E BELGIO HANNO RIDOTTO L’ITALIA IN UNA DISCARICA

Puglia: discarica Italia con rifiuti europei - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)





di Gianni Lannes


Governi eterodiretti e multinazionali del crimine si sono accordati in gran segreto a danno della vita e in nome del dio profitto. La produzione europea di rifiuti industriali è un buco nero. Infatti, nel 2014 la Commissione Ue ufficialmente non è conoscenza della relativa quantità prodotta né della loro destinazione finale. Il vaso di Pandora non è un caso.

 Puglia: discarica Italia con rifiuti europei - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

C’è chi fa peggio dell’Italia, ma i mass media telecomandati, neppure quelli tricolore, non lo dicono mai. La Germania e il Lussemburgo non hanno fornito cifre sulla loro produzione totale di scarti micidiali, come si evince dalla disamina dei rapporti dell’Ocse sui movimenti transfrontalieri di scorie pericolose. Le statistiche attendibili, se così si può dire, sono congelate ai dati di 20 anni fa. Che in ogni caso fanno rabbrividire. Allora, tre quarti dei rifiuti pericolosi europei (valutati nel ’96 a 30 milioni di tonnellate) sono di origine e di composizione sconosciute. Ma soprattutto, a livello istituzionale, fingono di non sapere dove siano occultati sistematicamente. Salvo poi scovarli in fondo al Mar Mediterraneo, sovente a ridosso delle aree costiere dello Stivale, o comunque in Africa. Il centro di ricerca nucleare europea con sede a Ispra in provincia di Varese, merita quanto meno un'attenzione approfondita della magistratura per tutte le sue attività ignote ai più.



Per esempio, nella Cunski (ex Lottinge, eccetera) a largo di Cetraro, la melma radioattiva arriva dalla Gran Bretagna dei Windsor che avevano in precedenza contaminato il Mare d'Irlanda. Il livello abnorme di cesio 137 rilevato nel 2007 in loco, con Chernobyl non c'entra proprio nulla, perché poco più a nord, a Maratea, il radioisotopo che ha un tempo di dimezzamento di 30 anni proprio non c'è, e così in tante altre zone d'Italia.



Veleni palabili e liquidi infiammabili: un regalo dell'Europa al Mezzogiorno d'Italia, in violazione della Convenzione di Basilea del 1989, che vieta il traffico di rifiuti transfrontalieri. 

L'ennesimo eczema industriale che divora nel Belpaese la vita di una popolazione ignara e indifesa, grazie a una casta di politicanti che pensa prevalentemente al proprio lauto tornaconto. L'ennesimo disastro delle ecomafie alle porte di Statte, ma in agro di Taranto. Rifiuti chimici abbandonati a ridosso del centro abitato in un grande capannone con relativi piazzali imbottiti e cisterne sotterranee. Le scorie provengono in larga parte da Belgio, Francia, Gran Bretagna, Germania e Italia del Nord.  Sono certo che il primo ministro pro tempore, Matteo Renzi, a questa grae notizia documentata non fiaterà e non protesterà contro la Germania.


LO STATO ITALIANO HA TRASFORMATO LA SICILIA IN UNA TOMBA NUCLEARE

estratto dal mensile CASABLANCA (gennaio 2012)




 estratto dal mensile CASABLANCA (gennaio 2012)

AL LARGO DEL CONERO: AFFONDATA UNA NAVE DI VELENI

FAMIGLIA CRISTIANA, 16 MAGGIO 2004

di Gianni Lannes

Ecco la Nicole una nave battente bandiera del Belize affondata dolosamente il 27 gennaio 2004. Giace a 14 metri di profondità,  due miglia al largo di Numana. Ha scaricato in mare ben 67 tonnellate di gasolio: una scia di idrocarburi inquinanti lunga 7 chilometri. Ufficialmente trasportava 3.100 tonnellate di feldspato, ma non è mai stato esaminato a fondo il carico: infatti, una delle stive è ancora ermeticamente sigillata, mentre un'altra delle 3 risulta squarciata. Recentemente, in zona secondo quanto attesta l'Ordinanza della Guardia Costiera di Ancona (numero 5/14 del 16 gennaio 2014), hanno mandato in onda il "brillamento di ordigni bellici". Il mare per le autorità italiane è una discarica di guerra e industriale.


MARE ADRIATICO: MORTI ALTRI 3 PESCATORI ITALIANI E LO STATO MANTIENE IL SEGRETO

Italia in balia della NATO - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes


Ancora e sempre impunità United States of America nel belpaese privo di sovranità. Purtroppo, non c'è soltanto la strage del Francesco Padre (4 novembre 1994) o l'inabissamento con mare placido del peschereccio Orca Marina l'8 marzo 1998, al largo del Gargano, e conseguente morte del giovane Cosimo Troiano (26 anni). 

Allora, va in onda un altro caso di "Nato, colpito e affondato".  Infatti, correva l’anno 2006, il 26 ottobre per l’esattezza, quando il peschereccio Rita Evelin di San Benedetto del Tronto, colò a picco improvvisamente con mare calma piatta e neanche un alito di vento. Risultato tre vittime. Proprio quanto accadde la notte fra il 4 e il 5 aprile 1982 al motopeschereccio Angelo Padre di Giulianova, tragico evento in cui persero la vita Nicola Gualà, Giuseppe Gualà e Gabriele Marchetti. I corpi di questi lavoratori del mare - nonostante fossero stati individuati nella barca - non sono mai stati ripescati.

Ecco la cronaca finale dell’unico esito processuale, ad Ascoli Piceno, il 19 dicembre 2012: 

«E’ stato assolto per non aver commesso il fatto, il sambenedettese Nicola Guidi, comandante e armatore del peschereccio Rita Evelyn. Doveva rispondere dell’accusa del naufragio della sua imbarcazione e della morte dei marittimi Francesco Annibali di San Benedetto del Tronto, Luigi Luchetti di Martinsicuro, e del tunisino Ounis Gasmi, che abitava con la famiglia ad Offida. Il Rita Evelyn colò a picco nella notte del 26 ottobre 2006, per motivi ancora ignoti, a circa 20 miglia dalla costa, nel tratto di mare, calmo, tra Grottammare e Pedaso e i tre sfortunati uomini furono ripescati solo parecchi giorni dopo il naufragio, dopo essere finiti ad 80 metri di profondità, insieme al relitto. Unico superstite fu il comandante Nicola Guidi, che quando fu ripescato in mare indossava il giubbotto di salvataggio, così come, al momento del recupero dei corpi, Luchetti e Gasmi, mentre il giubbotto di Francesco Annibali fu rinvenuto nelle vicinanze. La sentenza è stata emessa martedì pomeriggio, dopo trenta minuti di camera di consiglio, dal giudice Giuliana Filippello, al Tribunale di San Benedetto del Tronto, in accoglimento della richiesta dei difensori dell’uomo, gli avvocati Francesco Voltattorni del Foro di Ascoli Piceno e Cristina Caruso del Foro di Milano motivata dall’assoluta mancanza di una causa per il naufragio e per il comportamento più che responsabile del loro assistito, che si attivò, purtroppo senza riuscirci, per portare in salvo il suo equipaggio, dopo aver ordinato a Francesco Annibali di “sgranare” l’elica, nel vano tentativo di riequilibrare l’imbarcazione.  Il sostituto procuratore di Ascoli Piceno, dottoressa Cinzia Piccioni aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione, ritenendo responsabile Nicola Guidi per ciò che accadde quella notte, per non essere stato al comando del Rita Evelyn nel momento della pesca, lasciando al timone Francesco Annibali…».  Dopo l’ennesima ricostruzione dei momenti che seguirono il primo sbandamento dell’imbarcazione e la conferma di Guidi che fu proprio lui a distribuire giubbetti di salvataggio e fischietti e ad invitare l’equipaggio a seguirlo,  giunge il commento lapidario del giudice Filippello: «La legge non richiede eroismo, ma il faccio strada equivale all’abbandonare per primi la nave». Il capitano risponde: «Più che distribuire l’equipaggiamento di salvataggio e indicare le modalità per l’uscita dal mezzo cosa dovevo fare?».



Il comandante Nicola Guidi ha detto al processo: «Non so cosa è successo». Un dettaglio significativo: le immagini della barca sott’acqua - in possesso della Direzione Marittima di Ancona - evidenziano però che almeno due delle vittime non indossavano il giubbotto di salvataggio. 

24.3.14

NAVI DI VELENI E CONTAINER DI RIFIUTI: AL LARGO DI LIGURIA E TOSCANA

La Spezia: il porto delle nebbie



di Gianni Lannes


Il ministero di Grazia e Giustizia ha negato alla Procura della Repubblica di Livorno il denaro per recuperare al largo dell’isola d’Elba, un container scaricato dalla nave Toscana il 9 luglio 2009, a 100 metri di profondità. E’ trascorso un passato un po’ di tempo ma questa notizia disarmante non ha avuto alcun eco mediatico nella popolazione.
Dai porti liguri (in primis La Spezia) e toscani (Livorno, ma non solo) hanno levato le ancore un numero indefinito di carrette del mare, sistematicamente affondate in maniera dolosa con il loro carico di morte, compresa la Rigel (piena di scorie radioattive), inabissata nel 1987 dinanzi a Capo Spartivento in Calabria.

Nel registro dei sinistri navali in carico alla Direzione Marittima della Guardia Costiera di Livorno, la litania di incidenti e affondamenti sospetti  si apre 36 anni fa: Safra Prima (21/03/1978), Theonika (07/08/1978), Phenix (31/1271979), Jadran Frigo (06/12/1982), United Bounty (10/1271982, Sioux (31/0171983), Corona Boreale (27/07/1983), Latex (23/11/1988), Capo Miseno (20/12/89), Roberta Foresi (20/12/1989), Aralda (03/03/1991), Kithnos (08/01/1994), Msc Lucy (09/10/1995), Champagne I (02/08/1999), Cielo del Canada (23/10/1999), Ahmet Sariahmetoglu (27/12/1999), Margaretha (14/03/2000), Marika (08/06/2001), Acrux (19/10/2001), Venus (24/10/2002), Sider Sirio (22/05/2003), Jolly Blu (12/09/2003), Ivory Ice (17/11/2007), Joran (27/07/2009). Una menzione particolare merita l’incidente occorso al peschereccio Scarlino Primo e alla nave battente bandiera Usa denominata Export Patriot (25/11/1984). Ma soprattutto, va ricordata la Sudan che il 24/12/1990 registrò la perdita di container.