17.5.14

PUGLIA: 2.579 CAVE ABBANDONATE PREDA DELLE ECOMAFIE E 1.400 DISCARICHE FUORILEGGE. VENDOLA CHE FA?



 
di Gianni Lannes


Anche in riva all'Adriatico vanno in scena le solite sfilate "politicamente corrette" dei professionisti dell'antimafia, che in concreto non scalfiscono la criminalità e non toccano le ombre istituzionali della politica. Vero don Luigi Ciotti?

Dalla terra dei fuochi (Campania) alla terra dei buchi e delle discariche a cielo aperto. Il caso più eclatante è la discarica del gruppo Marcegaglia a Corigliano d'Otranto, autorizzata dalla Regione Puglia - dell'ecologista Vendola - su una falda acquifera. I dati dell’università degli studi di Bari, intitolata al presidente Aldo Moro, parlano chiaro da tempo: 257 cave in attività e ben 2.579 cave dismesse, ovvero sfruttate e abbandonate. Senza contare le cave abusive in attività. Apri e chiudi: il business per le organizzazioni criminali nazionali e internazionali. La Puglia non è un’isola felice: almeno dagli anni ’80 è stata trasformata - grazie alla cronica distrazione dello Stato, della Regione, delle province e dei Comuni - nell’eldorado delle ecomafie. I numeri ufficiali appaiono inequivocabili, ma il governatore Vendola li ignora, mentre il capo pro tempore della direzione distrettuale antimafia di Bari, tale Pasquale Drago (lo stesso magistrato che dalla Procura di Trani ordinò l'inopinata distruzione dei reperti del peschereccio Francesco Padre) minimizza la portata del gigantesco fenomeno mafioso. La piovra ha esteso i suoi perversi tentacoli in terra levantina già nel 1987, quando la Delta Sogepi e la Magnesio Spa di Fabio Rella abbandonarono opportunamente in Puglia un intero convoglio ferroviario inzeppato di magnesio radioattivo proveniente dalla Germania (i relativi atti processuali sono un buon consiglio di lettura per i magistrati correnti e i giornalisti alle prime armi). 

Inoltre, in loco sia Raffaele Cutolo con la camorra (i summit all'Hotel Florio tra San Severo e Foggia) sia alcuni clan calabresi della 'ndrangheta hanno tenuto a battesimo negli anni 70 e '80 i malavitosi appuli dalla Capitanata al grande Salento e fino a Statte. Altre cifre inoppugnabili: 1.400 discariche fuorilegge, censite ufficialmente negli anni '90 e mai bonificate (fonti: ministero Ambiente, Enea, Ispra). Il buco nero dell'Europa. Infatti, anche recentemente, in seguito ad accurate indagini giornalistiche, sono stati ritrovati - e segnalati pubblicamente - ingenti giacimenti occultati, di rifiuti industriali provenienti dal nord Italia (Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna) e dall'estero: in particolare Germania, Francia, Svizzera, Belgio. Quello che viene meno è la qualità della vita, ma tanto la gente del Sud del Sud non conta niente per chi detta legge.

Torniamo al gruviera terrestre. Tra l’altro, la Regione Puglia non ha ancora provveduto a redigere un piano di recupero ambientale per le cave dismesse, ovvero quelle aree abbandonate prima dell’intervento normativo delle regioni, per le quali sarebbero necessari un censimento e una conseguente riqualificazione ambientale a spese degli sfruttatori. A tutt’oggi, invece, vige soltanto l’obbligo peraltro disatteso, di mero ripristino ambientale delle cave in esercizio. I materiali estratti nel 2012 sono nell’ordine i seguenti: 10,3 milioni di metri cubi, 658 mila metri cubi di pietre ornamentali, 1,2 milioni di metri cubi di calcare, 783 mila metri cubi di argilla, infine 11 mila metri cubi di gesso. In compenso i canoni di concessione pagati dagli estrattori sono a dir poco scandalosi in confronto ai guadagni del settore. Infatti, la regione e i comuni in Puglia incassano appeno lo 0,7 per cento rispetto ai profitti delle aziende. In altri termini, lo sfruttamento delle cave è quasi gratuito. I canoni si basano sulle superfici delle aree estrattive, non tenendo  conto della profondità degli scavi. Il prelievo degli inerti, ad esempio, costa  solo pochi centesimi. Se Vendola avesse introdotto il canone di concessione del 20 per cento, la Puglia avrebbe potuto ottenere un’entrata pari a circa 31 milioni di euro ogni anno, anziché 827 mila euro.


Il panorama è agghiacciante da almeno 20 anni. Nella provincia di Foggia, ad esempio, si estende il più grande bacino marmifero del Sud Italia, che vanta un numero imprecisato di discariche a cielo aperto imbottite sotto gli occhi delle autorità di rifiuti chimici e scorie radioattive. I fatti sono emersi per la prima volta nel 1997, dopo le denunce dell’associazione Medicina Democratica, nonché del Movimento federativo democratico.  Su mia insistenza, all’epoca, l’onorevole Vendola presentò un’interrogazione parlamentare che non ha mai avuto una risposta governativa.  Poi Nichi è approdato alla presidenza regionale nel 2005, ma sull’argomento non ha mai concretamente mosso un dito. In compenso, il parolaio di Terlizzi sfiorando il ridicolo, seguita a ripetere che la Puglia non è terra di ecomafie, ignorando persino i rapporti annuali di Legambiente e i recenti sequestri della Direzione distrettuale antimafia, operati dal Noe carabinieri a Ordona e Apricena nell'aprile 2014, su eventi criminosi segnalati pubblicamente nel 2008. 




Personalmente, ho realizzato sul fenomeno una serie di inchieste per il settimanale PROTAGONISTI, soltanto 17 anni fa. E ne ho anche scritto sul quotidiano Liberazione (in cui Vendola aveva la rubrica “il dito nell’occhio”) il 28 dicembre 1999 con un’inchiesta - SPROFONDO SUD - pubblicata in primo piano su due paginoni. Tant’è  che allora, il senatore Franco Carella, presidente della Commissione parlamentare Igiene e sanità, scrisse una lettera personale al ministro dell’Ambiente, ma senza esito positivo. 






Ad Apricena, Poggio Imperiale, Lesina e Sannicandro Garganico è stata registrata  una radioattività in quantità sedici volte superiore ai livelli sopportabili dall’essere umano, quando bastano dosi infinitesimali ad aprire la strada a cancro e leucemia. Tacciono le autorità sanitarie, la magistratura e la politica che si presenta solo in campagna elettorale per succhiare voti. Sullo sfondo, ma non troppo, il circuito ecomafioso. In provincia di Bari, soprattutto a Trani non va meglio, dove il fenomeno ha interessato addirittura il mare costiero. Più a sud, non hanno risparmiato il Salento: a Presicce e dintorni hanno interrato scarti industriali per anni. Tuttavia, la provincia di Taranto, grazie all’Ilva si aggiudica la maglia nera non solo per l’inquinamento atmosferico e marino, ma anche per le mega discariche che cingono d’assedio Taranto. E pensare che Vendola ha trattato questi speculatori con i guanti di velluto, e ha fatto anche da testimonial alla rivista Il Ponte del clan Riva.


riferimenti:

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=PRESICCE 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=APRICENA 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ECOMAFIE 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=RIVA 

1 commento:

  1. http://www.sardiniapost.it/cronaca/migaleddu-porto-torres-benzene-polveri-sottili-i-valori-limite/

    Un silenzio assordante delle Istituzioni....qualcuno di voi conosce il mio sindaco o la giunta regionale ? Credo si siano persi l'intelligenza nei fondo dei pantaloni !

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