BIOGRAFIA

28.5.13

IL CACCIABOMBARDIERE F-35 TARGATO LOCKEED-MARTIN: UN BIDONE A CARO PREZZO






di Gianni Lannes


Per i generaloni dell’arma azzurra, succubi dello zio Sam nonché colleghi di quei criminali in alta uniforme che hanno depistato impunemente la strage di Ustica, questo caccia multiruolo, versato in modo particolare per il bombardamento nucleare è «un sistema d’arma di combattimento di nuova generazione economicamente sostenibile e supportabile in tutto il mondo». 



Nel portale online dell’Aeronautica è scritto: «Il Joint Strike Fighter (JSF) è un velivolo multi-ruolo con uno spiccato orientamento per l’attacco aria-suolo, Stealth, cioè a bassa osservabilità radar e quindi ad elevata sopravvivenza, in grado di utilizzare un’ampia gamma di armamento e capace di operare da piste semi-preparate o deteriorate, pensato e progettato per quei contesti operativi che caratterizzano le moderne operazioni militari di quest’era successiva alla Guerra Fredda. Nello specifico, il JSF può soddisfare un ampio spettro di missioni, a conferma della notevole versatilità della macchina, assolvendo compiti di operazioni di proiezione in profondità del “potere aereo”, di soppressione dei sistemi d’arma missilistici avversari e di concorso al conseguimento della superiorità aerea».





Il programma d’acquisto italiano per 131 aerei da guerra in ossequio ai voleri del padrone nordamericano, prevede attualmente una previsione minima di spesa pari a ben 15 miliardi di euro, equivalenti ad una manovra finanziaria. Altre nazioni hanno già rinunciato. Le temute penali sul ritiro italiano non esistono. Lo ha confermato, tra l’altro, l’ex capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Vincenzo Camporini, che sa perfettamente quanto sia reale la subordinazione delle forze armate italiane, a partire dai vertici dell’Aeronautica tricolore accucciati ai piedi degli “alleati”, e di tutta la casta dei politicanti parassiti al gendarme a stelle e strisce.

Ogni velivolo costa attualmente 200 milioni di euro, ma il prezzo è destinato a lievitare paurosamente. Di che si tratta? Di un autentico bidone, tant’è che lo stesso responsabile del programma Joint Strike Fighter, tale David Venlet, ha ammesso pubblicamente che «qualcosa non va nel programma, disegnato in modo da permettere la produzione massiccia prima ancora di terminato i test».

Infatti, secondo i responsabili tecnici U.S.A. «il programma F35 continua a mostrare problemi tipici delle prime fasi di sperimentazione». Le reiterate richieste di ritocchi e modifiche fanno intuire che il Jsf non sarà pronto per le operazioni belliche prima del 2019, ossia otto anni dopo il termine previsto. A quel punto la macchina volante potrà considerarsi obsoleta, ma i costi a quel punto saranno schizzati alle stelle.

Chi paga? Disarmante: l’ignaro contribuente italiota che non non fiata, come sempre da svenare all'inverosimile. Nel Belpaese i Governi eterodiretti dalle multinazionali terroristiche Bilderberg Group & Trilateral Commission (alle quali è affiliato il primo ministro Enrico Letta), in ossequio ai voleri di organizzazioni speculative quali Goldman Sachs & Moody’s, azzerano lo Stato sociale e nessuno osa fiatare e proporre una ribellione contro questo stato dittatoriale.

In altri termini, il jet multiruolo che doveva assicurare la superiorità aerea, atterrare sul ponte di una nave scendendo in verticale, e di nascosto dai radar nemici, costa enormemente, ma non è ancora in grado di mantenere le promesse.

Il 28 marzo 2012 L'Aula della Camera ha concluso l'esame di alcune mozioni riguardanti la partecipazione italiana al programma multinazionale di progettazione, sviluppo e produzione del velivolo militare Joint strike fighter (JSF) F – 35.

In seguito sotto il Governo Monti, su tale partecipazione ed in particolare con riferimento all'ipotesi originaria di acquisto, da parte dell'Italia, di 131 cacciabombardieri Joint strike fighter, il Ministro della difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, nell'illustrazione del più generale disegno di revisione dello strumento militare davanti alle Commissioni Difesa della Camera e del Senato (seduta del 15 febbraio 2012), ha reso noto che vi sarà un ridimensionamento del programma in quanto «l'esame fatto a livello tecnico e operativo porta a ritenere come perseguibile, da un punto di vista operativo e di sostenibilità, un obiettivo programmatico dell'ordine di 90 velivoli (con una riduzione di circa 40 velivoli, pari a un terzo del programma)».

In tempi di crisi speculativa, disoccupazione galoppante da record del mondo, quando non si spende nulla di significativo per la cultura nel bilancio dello Stato né tantomeno per l'istruzione pubblica che anzi, si affossa deliberatamente, aumentano i dubbi sulla reale necessità di macchine inutili come i caccia di quinta generazione, che servono esclusivamente per fare la guerra, in violazione dell’articolo 11 della Costituzione: superata tuttavia, dal Trattato di Lisbona. Ma questa è un’altra brutta storia sconosciuta ai più.


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