Vita nel bosco. |
di Gianni Lannes
Ogni anno si consumano un
milione di suicidi sul pianeta Terra, mentre in Italia si registrano
4 mila “casi” di persone che staccano la spina. Il senso comune
ignora e non s'interroga. Nel Belpaese - recitano le statistiche
canoniche - il fenomeno è cresciuto nella fascia d'età che va dai
25 ai 69 anni, praticamente quella che lavora. La perdita di uno
status lavorativo e la vergogna sembrano i fattori di rischio più
importanti in questo contesto di crisi economica pilotata. Il
fallimento agisce sulla vulnerabilità dell'individuo che si trova a
vivere un dramma nel quale non vede vie d'uscita. Se però c'è un
aiuto, queste persone mettono da parte l'idea di morire e tornano a
combattere.
Ieri e oggi - Già
nel 1897 Emile Durkheim pervenne alla conclusione, verificata
ancora adesso che la causa determinante di un gesto così estremo e
finale è la disintegrazione sociale, l'isolamento della persona, la
già avvenuta rescissione dei suoi legami con la società. Secondo
Durkheim non c'è un solo fenomeno sociale che va sotto il nome di
suicidio. Ma il famoso sociologo ne aveva identificati almeno tre
distinti e spesso inconciliabili.
Annientamento -
“Fare ponti e viaggiare leggeri” ripeteva Alex Langer,
prima di staccare la spina e andarsene per sempre. Non c'è parola
adeguata al niente, anzi al “non” che si apre col suicidio. Le
parole degli esperti non penetrano nella dimensione tra essere e non
essere. Forse è un ribelle alla natura il suicida, infrange ogni
vincolo, calpesta ogni norma. Ma la la libertà cui attinge (muoio,
quindi sono) resta inutilizzabile. E' forse l'ultima illusione
dell'essere umano che ha ucciso tutte le illusioni. Ma è anche grido
e protesta di chi è rimasto impigliato nella vita. Il suicida varca
una soglia invalicabile ai comuni mortali. Il disagio dell'esistenza,
l'incertezza del proprio posto nell'universo. La fosca ossessione del
fallimento assoluto, proprio nella civiltà dell'efficientismo e
della valutazione dell'individuo sulla base del guadagno e della
posizione sociale. I tempi correnti di relazioni umane
commercializzate volano senza interrogativi verso l'autodistruzione.
La morte è il gesto estremo di chi non vuole saperne del mondo e
delle cose o un'imposizione di sé? Un consiglio d'ascolto: l'Arte
della Fuga di Bach e le Variazioni cromatiche di Bizet.
Stanotte si è suicidata Francesca Bonfanti, una speaker radiofonica,Francesca Bonfanti è morta suicida in via del Mandrione, si è lanciata dal viadotto della ferrovia di via Casilina Vecchia al Mandrione, da un'altezza di decine di metri a con lei tanti altri nel mondo per i motivi più disparati oppure per qualche recondito segnale di chissà quale provenienza, non escluso il DNA che è un'antenna vera e propria. Non so cosa scatta nella mente dei suicidi. Rispetto la loro libertà d'azione, la decisione tragica anche se non condivido perché penso che a tutto c'è un rimedio, tranne alla morte. ..
RispondiEliminaNell'era cybernetica sono da mettere in conto anche i suicidi telecomandati dal sistema di potere bellico.
RispondiEliminaConcordo con le tue analisi.
RispondiEliminaCredo che occorra un grande coraggio per suicidarsi, cui si perviene soltanto per grande disperazione.
In questi giorni un'assistente sociale mi ha detto che ogni settimana almeno una persona trova il coraggio di dirle piangendo che pensa a farla finita. Le ho chiesto come mai questo fatto viene tenuto nascosto e la risposta è stata che temono l'effetto emulazione. Non so se ho fatto bene ma istintivamente ho detto che per me è il contrario. Sentendo che il gruppo è numeroso, ci sarebbe la consapevolezza della situazione. Di più, ci sarebbe il coraggio di comportamenti diversi da quello dell'accettazione remissiva degli eventi.
RispondiEliminaLa morte è il gesto estremo di chi non vuol saperne del mondo o un imposizione di sè ?
RispondiEliminaStò ascoltando l' Arte della fuga di Bach, mi son sempre chiesta a che livello di disperazione si arrivi
per desidersre di morire e ne ho timore!
Amo la vita.
Angelica domenica ha cercato per l'ennesima volte di farla finita, e ancora quà!
Si vuole imporre o è un grido di protesta di chi è rimasto impigliato nella vita.....per me è uguale .