10.2.12

“I CELLULARI CAUSANO IL CANCRO”

Antenne.

di Gianni Lannes

Il telefonino? Toglietelo per sempre dalla testa e anche dal corpo, prima che sia troppo tardi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, «le radiofrequenze del telefonino potrebbero provocare tumori». L’ultima ricerca in materia reca la firma di 21 sommi esperti dell’International Agency for Research on Cancer, in sigla Iarc, il gruppo scientifico che per conto dell’Oms studia i tumori. In sintesi: l’utilizzo dei telefoni cellulari e degli altri dispositivi wireless può causare il cancro. Ad essere messe sotto accusa, in particolare, sono le frequenze elettromagnetiche generate da questi apparecchi. Funziona più o meno così: voi parlate al cellulare, poi parlate di nuovo e alla fine il vostro cervello frigge un po’ alla volta. Attesta l’Oms: “studi epidemiologici effettuati sugli esseri umani dimostrano gli effetti cancerogeni.

Pronto inquina - In Italia, Paese alla moda, tutti possiedono un telefonino, bambini dell’asilo compresi. In un decennio c’è stato un boom a scapito della salute collettiva. Siamo tra i primi paesi al mondo per diffusione di radiotelefoni portatili che richiedono una selva di ricetrasmittenti fisse installate sui tetti di edifici pubblici e privati, sovente mascherate da alberi o comignoli. Le stazioni radiobase erano 1800 nel ’95: oggi proliferano e, così, in vista del business, si è perso il conto. Infatti,  non esiste un computo ufficiale a livello nazionale.  Per tentare di controllare questo tipo di inquinamento elettromagnetico era previsto nel 2001 uno stanziamento di circa 50 miliardi di lire: soldi che secondo legge dovevano essere prelevati dall’asta sulle frequenze.  Con l’Umts l’elettrosmog del territorio italiano si è innalzato a dismisura, con pesanti conseguenze sulla salute umana.  Domanda di rito: dov’è finito l’obbligo di indicare sui cellulari la potenza massima sviluppata per l’assorbimento del corpo umano?  Secondo Settimio Grimaldi, ricercatore del Cnr  «immettere sul mercato un nuovo tipo di telefonia senza conoscerne l’impatto è come commercializzare un farmaco senza averlo sperimentato prima». I gestori della telefonia mobile dicono che “è tutto a norma” e, grazie alla compiacenza in denaro sonante degli amministratori pubblici e degli enti di controllo vedi Arpa), piazzano stazioni trasmittenti ovunque: asili, scuole, ospedali, abitazioni, chiese. Gli opuscoli pubblicitari recitano che «questa tecnologia dolce passa attraverso l’aria senza lasciare tracce: se riuscissimo a diffonderla ancora di più saremo quasi vicini al Paradiso». La Tim sostiene che «Gli scienziati di tutto il mondo sono concordi nel ritenere che le onde, anche quelle emesse dagli impianti radiomobili, non producono effetti dannosi per la salute».  In tanti non ci credono e denunciano prevaricazioni e raggiri. «Ogni volta che i cittadini chiedono una diminuzione dei rischi per la propria salute - testimonia il professor Giorgio Nebbia, studioso di chiara fama - devono scontrarsi con il potere economico che sostiene le virtù delle sue nuove invenzioni, e spesso con gli stessi governi più attenti agli interessi economici che alla salute pubblica». Livio Giuliani, responsabile dell’Unità Radiazioni dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) rincara la dose: «Si sa per certo che i telefonini provocano danni cellulari. Bisogna obbligare i produttori a omologare gli apparecchi, riducendo le potenze di emissione. Le stazioni di trasmissione dovrebbero essere cambiate: occorre sostituire le warm cell (cellule calde, ndr), con le micro cell, le piccole stazioni di potenza dieci volte inferiore. Il Ministero della Sanità - prosegue il fisico - raccomanda 6 volt/metro per le postazioni fisse. Ma nel caso dei telefonini non è stata fissata nessuna soglia». 

Senza limite - L’Italia è ancora sprovvista di una normativa specifica per la protezione della popolazione e dei lavoratori dai campi elettromagnetici alle frequenze utilizzate per la telefonia mobile. La legge quadro  (numero 36/2001) e il decreto 381 del ’98 sorvolano sui cellulari. E quando il 16 marzo 1995 è uscito sulla Gazzetta Ufficiale il testo del decreto numero 71 del 5 gennaio ’95 sui radiotelefoni mobili, il Codacons si è accorto (e ha denunciato alla Procura della Repubblica di Roma) che mancava un pezzo. Giallo del decreto dimezzato: storia di ordinaria superficialità dei ministri Gambino e Mancuso o effetto lobby? Ripescata sotto forma di decreto 20 giugno ’95 (n. 458, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 4 novembre successivo), la pagina fantasma contiene nientemeno che indicazioni sulla distanza di sicurezza a cui tenere i cellulari. L’articolo 1, infatti, dice che «Gli utenti sono avvisati che per un uso soddisfacente dell’apparato e per la sicurezza personale, si raccomanda che nessuna parte del corpo deve trovarsi ad una distanza inferiore a 20 centimetri dall’antenna durante il funzionamento dell’apparato. I manuali d’utente dovranno includere le avvertenze». Come poi si possa parlare al cellulare tenendolo lontano dall’orecchio, questo non lo spiega il legislatore. Una legge cautelativa dello Stato lo impone, ma in nessun manuale di istruzione delle aziende produttrici figurano tali prescrizioni. Già qualche anno addietro, un’indagine del professor Delia dell’Ispesl, aveva dimostrato che l’impiego oltre 6 minuti di telefoni cellulari produce nella zona corrispondente all’orecchio interno e al tessuto cerebrale circostante un aumento di temperatura superiore a un grado e mezzo. Il dottor Gerard Hyland dell’ateneo di Warwick (Gran Bretagna), in uno studio pubblicato dalla rivista medica Lancet, sostiene che «perdita di memoria, mal di testa, insonnia sono i disturbi che possono colpire i bambini: Il loro sistema immunitario è meno forte e sono ancora nell’età dello sviluppo e ciò li rende particolarmente a rischio per l’uso dei telefoni cellulari».  

Squilli al Parlamento - Anche la Camera dei Deputati era stata investita nel 1995 dall’allarme telefonini, allorché la presidente Irene Pivetti, per bandire dall’Aula di Montecitorio fastidiosi squilli e relative telefonate, decise di farla schermare mediante un generatore di campi elettromagnetici su una banda di frequenza analoga a quella dei cellulari. I deputati così poco solerti nel dare all’Italia una normativa in materia di protezione da radiofrequenze (la legge quadro rinvia sine die la bonifica) si sono ribellati a questa disposizione. E, sollevando quei problemi di tutela della propria incolumità che non paiono agitarli tanto quando è in ballo la salute altrui, sono riusciti - a maggioranza assoluta - a far eliminare in un baleno la schermatura.

Onda letale - Laureato in medicina, biologia e ingegneria elettronica, Andras Varga, conduce da decenni presso l’università di Heidelberg (Germania), ricerche sull’influenza delle onde elettromagnetiche. Professor Varga ha affrontato anche gli effetti delle onde elettromagnetiche sull’organismo umano? «Certo. Alle basse frequenze si devono forti radiazioni e generazione di correnti circolatorie nel corpo umano, mentre per le alte bisogna aggiungere lo sviluppo di calore all’interno del corpo umano e l’influenza atermica, ossia l’interferenza esercitata sul processo di biocomunicazione dell’organismo. Gli studi condotti dal Centro Ricerca sui tumori di Heidelberg evidenziano tra i fattori scatenanti di un tumore l’interferenza con questo meccanismo biologico di regolazione». I telefoni cellulari nuocciono alla salute? «Influenzano la ghiandola pineale che guida il nostro sistema ormonale secernendo la melatonina. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che la radiazione luminosa nonché le onde elettromagnetiche inibiscono la sintesi di questo ormone. L’aumento di 1 grado centigrado della temperatura all’interno del corpo danneggia quelle parti dotate di scarsa irrorazione sanguigna come il cristallino, i testicoli e gli embrioni nel corpo materno. Ma l’effetto del calore è molto più globale. Può causare danni al sistema nervoso, disturbi della funzione cerebrale e del metabolismo. Lo attestano 450 esperimenti a livello mondiale». Che significato hanno le soglie di attenzione? «I valori limite sono di carattere tecnico e politico. I veri valori limite biologici sono quelli che causano il reale eccitamento dell’attività cellulare. Per ora conosciamo qualche soglia d’irritazione ed è a queste che dobbiamo riferirci». Le stazioni radiobase sono pericolose? «I trasmettitori nei centri abitati sono da evitare per motivi biologici: vanno collocati ad almeno un chilometro dalle abitazioni». Chi studia l’elettrosmog in Europa? «Molti colleghi che rifiutano le offerte delle multinazionali. Lottiamo per l’introduzione di valori biologici come riferimento legislativo, affinché le soglie di irradiazione per le cellule umane siano correlate a precisi valori di densità della corrente che nel corpo non deve superare 1 microampere per centimetro quadrato». I giganti telefonici come si difendono? «La Telekom assume scienziati pagandoli fior di quattrini per garantirsi un comodo paravento, occultando i rischi».

2 commenti:

  1. Come al solito dobbiamo essere noi a rifutare queste tecologie ad usarle e non ad esserne usati. Purtroppo forse i cervelli sono già tutti bruciati.....

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  2. Purtroppo non è sufficiente scegliere di non utilizzare tali tecnologie, se poi vengono ad installarti un ripetitore davanti casa. Il che diviene ancor più paradossale se hai scelto di vivere la tua vita, fra tante difficoltà, in montagna. E' un po' come scegliere di non fumare per tutta la vita e ritrovarsi poi a vivere in una sala fumatori.

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